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Riforma del fisco: cosa cambia con la delega fiscale [BOZZA]    permalink
Pubblicato in: , , , , ,

Novità sul fronte fiscale per quanto riguarda le scelte del governo con Mario Monti che dichiara che ci saranno provvedimenti volti e riequilibrare il sistema impositivo nella sua interezza. Tale riforma avrà anche l’obiettivo di ridurre gli effetti discorsivi di quelle che sono le scelte dei vari operatori economici.

Il premier, inoltre, con un documento redatto e presentato, Atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per gli anni 2012-2014, ha stabilito quali saranno esattamente i punti su cui si interverrà per risollevare il sistema impositivo italiano con attacchi mirati e mosse sulla tassazione diretta ed indiretta modificate ad hoc. Tale documento sintetizza quali saranno appunto le linee guida sulle quali ci si muoverà nel prossimo triennio.

Leggi qui la bozza dell'atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale



pubblicato il: 20/03/2012 - 10:02

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Riforma del lavoro, scopriamo i nuovi ammortizzatori sociali    permalink
Pubblicato in: , , ,

Il ministro Fornero ha spiegato quali sono le possibili modifiche che potrebbero essere attuate per quanto riguarda la riforma del lavoro. In particolare, proprio in questi giorni in cui si discute tra il governo e i sindacati, si discute della riforma dell'articolo 18, soprattutto per quanto riguarda la parte relativa al reintegro, che potrebbe rimanere solo in caso di licenziamenti discriminatori. Altri saranno i provvedimenti presi nel caso di altre tipologie di licenziamento. Ad esempio in caso di licenziamenti per motivi economici sarebbe previsto un indennizzo, mentre per i licenziamenti disciplinari si dovrebbe avere la decisione del giudice.

A cura di Gianluca Rini

Il documento sui contratti – Il ministro Fornero ha inviato alle parti interessati un documento di cinque pagine che porta come titolo "Linee di intervento sulla disciplina delle tipologie contrattuali". In questo documento sono contenute tutte le novità che dovrebbero essere apportate con la riforma del lavoro. L'obiettivo dichiarato è quello di "rendere più dinamico il mercato del lavoro (…) contrastando al contempo il fenomeno della precarizzazione".

L'assunzione di apprendisti – Le aziende potranno assumere apprendisti ed avranno delle agevolazioni sui contributi esclusivamente se potranno dimostrare di aver assunto a tempo indeterminato almeno una parte degli apprendisti assunti precedentemente. In pratica questo servirà a "condizionare la facoltà di assumere tramite apprendisti al fatto che il datore di lavoro possa dar conto di una certa percentuale di conferme in servizio nel passato recente".

Premio di stabilizzazione – Un'altra delle possibili novità riguarda i contratti a termine. Se il dipendente viene assunto a tempo indeterminato, l'azienda avrà un premio di stabilizzazione recuperato sui contratti a termine, con una maggiorazione contributiva. Verrà introdotto inoltre "l'aumento dell'intervallo temporale" tra i contratti, in modo da "limitare il fenomeno della successione abusiva di contratti a termine".

Associazioni in partecipazione – Questa forma di lavoro potrà essere sfruttata dalle attività che sono composte da un numero limitato di persone, fino ad un massimo di cinque. Devono comunque essere escluse le associazioni che operano nel settore familiare.

Partita Iva – L'obiettivo della Fornero è quello di contrastare l'abuso delle partite Iva, grazie all'introduzione di "norme rivolte a far presumere, salvo prova contraria, il carattere coordinato e continuativo della collaborazione tutte le volte che duri complessivamente più di sei mesi nell'arco di un anno".

Lavori part time – Sarà obbligatoria una "comunicazione amministrativa" in caso di un cambiamento di orario, mentre per i voucher è prevista una restrizione del campo di operatività.

Contratti a progetto – Tra le proposte introdotte nel documento del ministro Fornero si parla di un aumento dell'aliquota contributiva per favorire ancora di più "l'avvicinamento alle aliquote previste per il lavoro dipendente". Inoltre è prevista anche la possibilità di abolire le clausole relative al recesso del committente prima che scadano i termini previsti.

Indennità di mobilità – Dovrebbe rimanere, alla luce delle ultime informazioni al riguardo, l'indennità di mobilità, successivamente alla nuova indennità di disoccupazione, la cosiddetta Aspi. In questo modo i lavoratori sarebbero aiutati anche in seguito e potrebbero essere accompagnati maggiormente con sicurezza alla pensione.


Arrivano il fondo esodi e i contributi per i licenziamenti

Si discute parecchio negli ultimi giorni della possibile riforma del lavoro, che culmina in particolare in un processo di revisione dell'articolo 18, del quale si parla tanto. La discussione sull'articolo 18 vede diverse contrapposizioni, anche se si è raggiunto un certo punto di incontro sugli armonizzatori sociali e sulla flessibilità. Come ha riferito Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, l’idea è quella di far restare in vigore l’articolo 18 solo per i licenziamenti discriminatori, come i motivi di razza, di religione, di maternità, di convinzioni politiche.

In un documento inviato ultimamente e privatamente ai vertici delle parti sociali ed imprenditoriali da parte del ministro Fornero che dovrebbe spingere all'ultimazione della riforma del lavoro mediante raggiungimento di accordo tra le parti precedentemente indicate spuntano il fondo per incentivare l'esodo dei lavoratori anziani e il contributo di licenziamento.

Potrebbero arrivare, dunque, i primi risultati per quanto riguarda il discorso sulla riforma del lavoro grazie agli incontri che si stanno tenendo tra le parti sociali ed il governo in questi giorni. Tra queste novità innanzitutto pare si siano trovati i fondi per gli ammortizzatori sociali, di cui dopo, che verranno presi dai risparmi che giungeranno dalla riforma pensioni. Altra importante novità sono le assicurazioni sociali, di cui dopo.

Giro di vite anche sulle partite iva fittizie e sulle false contrattualizzazioni lavorative che sono formule usate prevalentemente nel settore dei servizi e costituiscono una entrata sbagliata poichè non assicura le dovute tutele ai lavoratori. Inoltre una importante novità riguarderà l'art.18 in merito alla possibilità di sfruttare una modalità tedesca di reintegro nel posto di lavoro: si avrà diritto solo al reintegro o indennizzo per 18 mensilità ma non più entrambi.

Novità ci saranno, comunque, per quanto riguarda la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia sia per gli uomini che per le donne e anche per quanto riguarda la pratica delle dimissioni in bianco. Questo è quanto annunciato ultimamente dal ministro Fornero la quale ha detto che in un paio di settimane si riuscirà a trovare il veicolo normativo in grado di poter annullare questa pratica indegna.

Ha inoltre annunciato che a brevissimo ci sarà un tavolo per gli accordi con sindacati e lavoratori che dovrebbe finalmente andare a chiudere la questione lavoro e ha anche detto che non ci saranno ulteriori tagli alla spesa assistenziale poichè ancora adesso si stanno scontando i tagli effettuati in passato.

Di seguito ulteriori approfondimenti volti a chiarire tutti i punti della riforma.

Fondo esodo

Viene prevista la possibilità per le aziende di favorire i prepensionamenti con proposte di accordi con i sindacati. Potranno in tal modo accedere a questo fondo i lavoratori che raggiungano i requisiti di pensionamento nei successivi 4 anni dalla proposta. In tal caso le aziende dovranno versare all'Inps mensilmente la provvista per la prestazione e per la contribuzione figurativa oltre che avere una fideiussione bancaria.

Le domande verranno presentate sempre all'Inps che verificherà la sussistenza dei requisiti e le corresponsione economica sarà pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti. Il primo periodo inoltre, fino al 2015, potrà essere coperto per i lavoratori messi in mobilità proprio dalla stessa indennità di mobilità.

Contributo di licenziamento

Questo contributo che servirà a rendere più facili i licenziamenti, dovrà essere versato all'Inps, solo per i rapporti a tempo indeterminato, e sarà pari a mezza mensilità di indennità per ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi 3 anni.

Si applicherà anche agli apprendisti e sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità.

I contratti

Grandi passi verranno poi fatti in merito ai contratti di lavoro: si punterà tanto sull'apprendistato, le cui novità saranno spiegate meglio nella sezione dedicata, e sulla semplificazione della parte burocratica legata alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro.

Per cercare di organizzare meglio la giungla nella quale ci si muove, pur non arrivando a semplificazioni estreme come vuole Confindustria, si procederà con una maggiorazione dell'aliquota per quanto riguarda i contratti a termine in modo da svataggiare le aziende a sfruttare tale tipologia contrattualistica (l'aliquota sarà dell'1,4%).

Così facendo si sfrutteranno maggiormente i contratti di apprendistato che costeranno meno alle aziende in quanto hanno dei contributi da pagare nulli o comunque bassissimi. Durante l'apprendistato il lavoratore non potrà essere licenziato se non per giustificato motivo e dovrà avere una formazione certificata.

Al termine dell'apprendistato l'azienda potrà decidere se stabilizzare il lavoratore con un contratto a tempo indeterminato o se terminare il rapporto di lavoro. Per fare tutto questo ci sarà però bisogno dell'adeguamento delle leggi regionali nel minor tempo possibile.

Le assicurazioni sociali

Si chiamerà assicurazione sociale per l'impiego (Aspi) il nuovo ammortizzatore sociale che il Governo introdurrà per garantire un'integrazione al reddito per tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e per i dipendenti con contratto a termine del settore pubblico. Questa mossa manda in pensione le indennità di mobilità, gli incentivi di mobilità, la disoccupazione per apprendisti, e tutte le altre forme di indennità introdotte con il lungo regime delle deroghe.

A partire dal 2013 sparirà la mobilità per i lavoratori al di sotto i 39 anni che ad oggi era di 12 mesi per lasciare spazio al nuovo ammortizzatore che sarà di 8 mesi per arrivare gradualmente a 12 entro il 2016. I lavoratori fino a 49 anni che adesso godono di mobilità fino a 24 mesi arriveranno anche loro ai 12 mesi di Aspi entro il 2016 e la stessa cosa sarà per i lavoratori entro i 54 mentre per quelli over 55 anni nel 2016 ci si fermerà a 18 mesi e il passaggio sarà ancor più graduale con l'avanzare dell'età.

Questo sistema si andrà ad affiancare alla cassa integrazione che non dovrebbe essere toccata mentre verrà ridotta la cassa integrazione straordinaria alla quale le imprese accedono per affrontare ristrutturazioni o riconversioni. I requisiti di ammissibilità all'Aspi saranno particolarmente flessibili: si parla di due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio e vedrà un assegno massimo di 1.119 euro che subirà un abbattimento del 15% ogni sei mesi.

Articolo 18: la situazione in Italia

Il premier Monti, in visita al presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che entro la fine di marzo la riforma sarà operativa e tenderà a ridurre l'eccessiva frammentazione del mercato del lavoro per limare le differenze tra coloro che sono eccessivamente protetti dalle norme e i giovani che invece hanno difficoltà ad inserirsi nel mercato.

Intanto la Fornero procede con gli incontri che si protrarranno nei prossimi giorni per cercare un punto di accordo valido per smussare gli angoli della spigolosa questione sui licenziamenti che i sindacati non vogliono venga toccata affermando che la riforma dei licenziamenti non porterà da nessuna parte, nonostante sia di dominio pubblico la convinzione che così non è poichè per far ripartire il mercato del lavoro c'è bisogno di maggiore leggerezza e minore burocraticità per le aziende che, dato il periodo di profonda crisi, troppo legate hanno le mani.

Mentre attendono un nuovo incontro con il governo, i sindacati attaccano nuovamente sia sull'art.18, che come sempre, a parer loro non sarà un intervento risolutore in ambito di creazione posti di lavoro ma, soprattutto, parlano di come gli ammortizzatori per il mercato del lavoro e per il settore pensionistico debbano essere strutturati andando a colpire i patrimoni più ingenti.

Da parte della Fornero, ultimamente, c'è stato uno stop sulle mosse relative all'apmliamento della platea di "salvati" prima della riforma che permetteva a coloro che avevano raggiunto i 42 anni e un mese di anzianità lavorativa pur essendo under 62 concedendo solo una proroga a coloro che non sono riusciti ad andare in pensione entro il 31 dicembre scorso ma che hanno terminato l'attività lavorativa entro tale data.

A cura di Gianluca Rini

Per gli altri casi invece si potrebbe prevedere l’attribuzione di un’indennità economica in base all’anzianità del lavoratore licenziato.

Non si sa se ancora il governo si spingerà verso questa decisione, ma, dal canto loro, i sindacati vorrebbero introdurre i licenziamenti nell’ambito della legge 223 del 1991.

Inoltre, se il tutto dovesse risolversi tramite un accordo con il sindacato, è previsto il pagamento dell’indennità di mobilità che rinunci di rivolgersi al giudice per essere reinserito nel suo posto di lavoro. In caso di intervento del giudice l’azienda potrebbe pagare una sanzione economica.

Sull’articolo 18, come si può leggere sul Corriere della Sera: “In tema di rimedi però l’applicazione rimane ristretta: infatti in Italia il giudice può solo decidere per la conferma del licenziamento oppure per il reintegro del lavoratore. In quest’ultimo caso solo lo stesso lavoratore può decidere di rinunciarvi a favore di un pagamento in denaro. E se il dipendente opta per il risarcimento, il datore di lavoro non può sottrarsi al pagamento nemmeno dichiarandosi disponibile alla reintegrazione.

Il giudice quindi nel nostro Paese non può condannare il datore di lavoro al pagamento di una sanzione. Un fatto che spesso invece viene messo in atto negli altri Paesi europei.

Deve essere anche considerato che spesso i processi di questo genere vanno avanti anche per otto o dieci anni, lasciando nell’incertezza sia i lavoratori che le aziende e ponendo dei forti limiti allo sviluppo del mercato del lavoro.


L'articolo 18 e i numeri delle assunzioni

Sempre al lavoro sulle proposte per mettere d'accordo sindacati e lavoratori i ministri del governo Monti continuano a riflettere sulle possibili mosse da attuare. La riforma dovrebbe essere varata entro fine marzo come annunciato preventivamente da Mario Monti e dalla Fornero stessa la quale ha inoltre dichiarato che, nonostante sia contraria a forme di obbligo nella legislazione lavorativa, si prevede anche un obbligo per il periodo di paternità che andrebbe ad eliminare un gap tutto italiano rispetto agli altri paesi.

Già ad agosto la Bce aveva chiesto all'Italia di superare le problematiche relative ai posti di lavoro ed in particolar modo quelli che sono i problemi del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa.

Su questo e sulla fiscalità si lavorerà secondo Passera poichè uno degli obiettivi primari è quello di recuperare gli investimenti esteri in Italia indispensabili per sostenere la crescita del Pil andando a giocare sulla flessibilità in ambito lavorativo.

Per quel che riguarda il contratto unico, di cui tanto si è parlato, ci dovrebbe essere l’introduzione del CUI, contratto unico di ingresso, che si comporrà di due fasi: una di ingresso, appunto, che potrà durare fino a tre anni e una di stabilità nella quale il lavoratore godrà di tutte le garanzie offerte oggi ai lavoratori assunti a tempo indeterminato.

Di certo, comunque, al momento ci sono tre proposte per riformare lo stagnante mercato del lavoro che vedrà la riforma in atto come una mossa volta sia a rendere maggiormente flessibile tale mercato sia a tutelare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, come dichiarato anche dal premier Monti.

Le richieste dei precari

Da qualche tempo è sorto un comitato chiamato Il nostro tempo è adesso che raccolgie una decina di richieste portate avanti dai precari per avere quelle che sono a detta loro le tutele minime per questa categoria svantaggiata di lavoratori.

Tra le richieste portate avanti ci sono un contratto stabile, l'ampliamento degli ammortizzatori sociali e un reddito minimo di inserimento con l'apertura di un dibattito pubblico che ponga al centro le esperienze e i desideri dei precari senza tralasciare le esigenze delle parti sociali e delle istituzioni.

Leggi qui il nostro approfondimento sulle modifiche all'articolo 18

Leggi qui ulteriori approfondimenti sulla riforma del lavoro

Tempo indeterminato ma con tutele graduali

La riforma del mercato del lavoro proposta da Tito Boeri e da Pietro Garibaldi si caratterizza per essere comprensiva di tutte le fasce di lavoratori, non solo i giovani, prevedendo fin dall’inizio un contratto a tempo indeterminato per il quale però, per i primi tre anni, vengono soppresse le parti dell’articolo 18 relative alla riassunzione in caso di licenziamento ingiustificato.

La situazione sarebbe dunque mitigata gradualmente poiché, col passare degli anni, il licenziamento diventerebbe eccessivamente oneroso. Sono infatti previsti rimborsi in caso di licenziamento senza giusta causa pari a sei mensilità di lavoro. Questa tipologia di contratto vedrebbe poi, al passare dei tre anni, integrati tutti i diritti dell’articolo 18.

Flexicurity

Il giuslavorista Pietro Ichino ha proposto un disegno di legge basato sul concetto di flexicurity ovvero l’accettazione di un contratto di lavoro a tempo indeterminato reso più flessibile da diverse tecniche di protezione della stabilità. Dopo un periodo di prova di sei mesi il lavoratore viene assunto ma senza la protezione dell’attuale articolo 18: nel caso di licenziamenti per motivi economici od organizzativi, però, il lavoratore incasserà un’indennità fino ad un massimo di 18 mesi di stipendio.

Contestualmente verrebbe creata una assicurazione contro la disoccupazione in grado di andare a maggiorare l’assegno dei senza lavoro con una durata di massimo tre anni partendo da una percentuale sullo stipendio precedentemente percepito del 90% decrescente negli ulteriori due anni fino ad arrivare al 70%. La condizione unica per non perdere tale diritto è che il lavoratore non si rifiuti di partecipare alle attività mirate di riqualificazione professionale e alla rioccupazione.

Il principio alla base di tale progetto è che una ricollocazione del lavoratore andrebbe a costare meno alle imprese.

Apprendistato

L’apprendistato viene visto come il modo più veloce e migliore per risolvere almeno in parte i problemi della disoccupazione giovanile. Per renderlo maggiormente fruibile da parte di tutti i giovani c’è l’accordo tra i sindacati e Confindustria anche perché affronta in modo molto semplice il problema relativo all’articolo 18 prevedendo un periodo di sospensione nei primi tre anni di formazione.

Si rivolge ai giovani tra i 16 e i 29 anni e obbliga i datori di lavoro ad organizzare e portare avanti una effettiva opera di formazione professionale sia tramite il trasferimento di competenze tecnico – scientifiche sia attraverso l’affiancamento pratico per l’apprendimento da parte del giovane delle modalità operative.
Bisognerebbe solo fortificare i vantaggi a livello fiscale e contributivo da ambo i lati, quello dei giovani apprendisti e quello dei datori di lavoro.

I numeri delle assunzioni

Andando a toccare l'articolo 18, sempre che non si proceda con una abolizione totale di questo, molte aziende, se dovesse essere innalzato il livello minimo di garanzie per il numero di lavoratori, resterebbero scoperte: cosa che accade comunque già adesso. Infatti già ora che la soglia minima di lavoratori per l'utilizzo dell'art.18 è di 15 dipendenti si ha uno scoperto della maggior parte delle aziende italiane, tutte al di sotto di questi numeri.



pubblicato il: 15/03/2012 - 11:08

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Riforma del lavoro: arrivano il fondo esodi e i contributi per i licenziamenti    permalink
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Si discute parecchio negli ultimi giorni della possibile riforma del lavoro, che culmina in particolare in un processo di revisione dell'articolo 18, del quale si parla tanto. La discussione sull'articolo 18 vede diverse contrapposizioni, anche se si è raggiunto un certo punto di incontro sugli armonizzatori sociali e sulla flessibilità. Come ha riferito Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, l’idea è quella di far restare in vigore l’articolo 18 solo per i licenziamenti discriminatori, come i motivi di razza, di religione, di maternità, di convinzioni politiche.

In un documento inviato ultimamente e privatamente ai vertici delle parti sociali ed imprenditoriali da parte del ministro Fornero che dovrebbe spingere all'ultimazione della riforma del lavoro mediante raggiungimento di accordo tra le parti precedentemente indicate spuntano il fondo per incentivare l'esodo dei lavoratori anziani e il contributo di licenziamento.

Potrebbero arrivare, dunque, i primi risultati per quanto riguarda il discorso sulla riforma del lavoro grazie agli incontri che si stanno tenendo tra le parti sociali ed il governo in questi giorni. Tra queste novità innanzitutto pare si siano trovati i fondi per gli ammortizzatori sociali, di cui dopo, che verranno presi dai risparmi che giungeranno dalla riforma pensioni. Altra importante novità sono le assicurazioni sociali, di cui dopo.

Giro di vite anche sulle partite iva fittizie e sulle false contrattualizzazioni lavorative che sono formule usate prevalentemente nel settore dei servizi e costituiscono una entrata sbagliata poichè non assicura le dovute tutele ai lavoratori. Inoltre una importante novità riguarderà l'art.18 in merito alla possibilità di sfruttare una modalità tedesca di reintegro nel posto di lavoro: si avrà diritto solo al reintegro o indennizzo per 18 mensilità ma non più entrambi.

Novità ci saranno, comunque, per quanto riguarda la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia sia per gli uomini che per le donne e anche per quanto riguarda la pratica delle dimissioni in bianco. Questo è quanto annunciato ultimamente dal ministro Fornero la quale ha detto che in un paio di settimane si riuscirà a trovare il veicolo normativo in grado di poter annullare questa pratica indegna.

Ha inoltre annunciato che a brevissimo ci sarà un tavolo per gli accordi con sindacati e lavoratori che dovrebbe finalmente andare a chiudere la questione lavoro e ha anche detto che non ci saranno ulteriori tagli alla spesa assistenziale poichè ancora adesso si stanno scontando i tagli effettuati in passato.

Di seguito ulteriori approfondimenti volti a chiarire tutti i punti della riforma.

Fondo esodo

Viene prevista la possibilità per le aziende di favorire i prepensionamenti con proposte di accordi con i sindacati. Potranno in tal modo accedere a questo fondo i lavoratori che raggiungano i requisiti di pensionamento nei successivi 4 anni dalla proposta. In tal caso le aziende dovranno versare all'Inps mensilmente la provvista per la prestazione e per la contribuzione figurativa oltre che avere una fideiussione bancaria.

Le domande verranno presentate sempre all'Inps che verificherà la sussistenza dei requisiti e le corresponsione economica sarà pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti. Il primo periodo inoltre, fino al 2015, potrà essere coperto per i lavoratori messi in mobilità proprio dalla stessa indennità di mobilità.

Contributo di licenziamento

Questo contributo che servirà a rendere più facili i licenziamenti, dovrà essere versato all'Inps, solo per i rapporti a tempo indeterminato, e sarà pari a mezza mensilità di indennità per ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi 3 anni.

Si applicherà anche agli apprendisti e sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità.

I contratti

Grandi passi verranno poi fatti in merito ai contratti di lavoro: si punterà tanto sull'apprendistato, le cui novità saranno spiegate meglio nella sezione dedicata, e sulla semplificazione della parte burocratica legata alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro.

Per cercare di organizzare meglio la giungla nella quale ci si muove, pur non arrivando a semplificazioni estreme come vuole Confindustria, si procederà con una maggiorazione dell'aliquota per quanto riguarda i contratti a termine in modo da svataggiare le aziende a sfruttare tale tipologia contrattualistica (l'aliquota sarà dell'1,4%).

Così facendo si sfrutteranno maggiormente i contratti di apprendistato che costeranno meno alle aziende in quanto hanno dei contributi da pagare nulli o comunque bassissimi. Durante l'apprendistato il lavoratore non potrà essere licenziato se non per giustificato motivo e dovrà avere una formazione certificata.

Al termine dell'apprendistato l'azienda potrà decidere se stabilizzare il lavoratore con un contratto a tempo indeterminato o se terminare il rapporto di lavoro. Per fare tutto questo ci sarà però bisogno dell'adeguamento delle leggi regionali nel minor tempo possibile.

Le assicurazioni sociali

Si chiamerà assicurazione sociale per l'impiego (Aspi) il nuovo ammortizzatore sociale che il Governo introdurrà per garantire un'integrazione al reddito per tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e per i dipendenti con contratto a termine del settore pubblico. Questa mossa manda in pensione le indennità di mobilità, gli incentivi di mobilità, la disoccupazione per apprendisti, e tutte le altre forme di indennità introdotte con il lungo regime delle deroghe.

A partire dal 2013 sparirà la mobilità per i lavoratori al di sotto i 39 anni che ad oggi era di 12 mesi per lasciare spazio al nuovo ammortizzatore che sarà di 8 mesi per arrivare gradualmente a 12 entro il 2016. I lavoratori fino a 49 anni che adesso godono di mobilità fino a 24 mesi arriveranno anche loro ai 12 mesi di Aspi entro il 2016 e la stessa cosa sarà per i lavoratori entro i 54 mentre per quelli over 55 anni nel 2016 ci si fermerà a 18 mesi e il passaggio sarà ancor più graduale con l'avanzare dell'età.

Questo sistema si andrà ad affiancare alla cassa integrazione che non dovrebbe essere toccata mentre verrà ridotta la cassa integrazione straordinaria alla quale le imprese accedono per affrontare ristrutturazioni o riconversioni. I requisiti di ammissibilità all'Aspi saranno particolarmente flessibili: si parla di due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio e vedrà un assegno massimo di 1.119 euro che subirà un abbattimento del 15% ogni sei mesi.

Articolo 18: la situazione in Italia

Il premier Monti, in visita al presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che entro la fine di marzo la riforma sarà operativa e tenderà a ridurre l'eccessiva frammentazione del mercato del lavoro per limare le differenze tra coloro che sono eccessivamente protetti dalle norme e i giovani che invece hanno difficoltà ad inserirsi nel mercato.

Intanto la Fornero procede con gli incontri che si protrarranno nei prossimi giorni per cercare un punto di accordo valido per smussare gli angoli della spigolosa questione sui licenziamenti che i sindacati non vogliono venga toccata affermando che la riforma dei licenziamenti non porterà da nessuna parte, nonostante sia di dominio pubblico la convinzione che così non è poichè per far ripartire il mercato del lavoro c'è bisogno di maggiore leggerezza e minore burocraticità per le aziende che, dato il periodo di profonda crisi, troppo legate hanno le mani.

Mentre attendono un nuovo incontro con il governo, i sindacati attaccano nuovamente sia sull'art.18, che come sempre, a parer loro non sarà un intervento risolutore in ambito di creazione posti di lavoro ma, soprattutto, parlano di come gli ammortizzatori per il mercato del lavoro e per il settore pensionistico debbano essere strutturati andando a colpire i patrimoni più ingenti.

Da parte della Fornero, ultimamente, c'è stato uno stop sulle mosse relative all'apmliamento della platea di "salvati" prima della riforma che permetteva a coloro che avevano raggiunto i 42 anni e un mese di anzianità lavorativa pur essendo under 62 concedendo solo una proroga a coloro che non sono riusciti ad andare in pensione entro il 31 dicembre scorso ma che hanno terminato l'attività lavorativa entro tale data.

A cura di Gianluca Rini

Per gli altri casi invece si potrebbe prevedere l’attribuzione di un’indennità economica in base all’anzianità del lavoratore licenziato.

Non si sa se ancora il governo si spingerà verso questa decisione, ma, dal canto loro, i sindacati vorrebbero introdurre i licenziamenti nell’ambito della legge 223 del 1991.

Inoltre, se il tutto dovesse risolversi tramite un accordo con il sindacato, è previsto il pagamento dell’indennità di mobilità che rinunci di rivolgersi al giudice per essere reinserito nel suo posto di lavoro. In caso di intervento del giudice l’azienda potrebbe pagare una sanzione economica.

Sull’articolo 18, come si può leggere sul Corriere della Sera: “In tema di rimedi però l’applicazione rimane ristretta: infatti in Italia il giudice può solo decidere per la conferma del licenziamento oppure per il reintegro del lavoratore. In quest’ultimo caso solo lo stesso lavoratore può decidere di rinunciarvi a favore di un pagamento in denaro. E se il dipendente opta per il risarcimento, il datore di lavoro non può sottrarsi al pagamento nemmeno dichiarandosi disponibile alla reintegrazione.

Il giudice quindi nel nostro Paese non può condannare il datore di lavoro al pagamento di una sanzione. Un fatto che spesso invece viene messo in atto negli altri Paesi europei.

Deve essere anche considerato che spesso i processi di questo genere vanno avanti anche per otto o dieci anni, lasciando nell’incertezza sia i lavoratori che le aziende e ponendo dei forti limiti allo sviluppo del mercato del lavoro.


L'articolo 18 e i numeri delle assunzioni

Sempre al lavoro sulle proposte per mettere d'accordo sindacati e lavoratori i ministri del governo Monti continuano a riflettere sulle possibili mosse da attuare. La riforma dovrebbe essere varata entro fine marzo come annunciato preventivamente da Mario Monti e dalla Fornero stessa la quale ha inoltre dichiarato che, nonostante sia contraria a forme di obbligo nella legislazione lavorativa, si prevede anche un obbligo per il periodo di paternità che andrebbe ad eliminare un gap tutto italiano rispetto agli altri paesi.

Già ad agosto la Bce aveva chiesto all'Italia di superare le problematiche relative ai posti di lavoro ed in particolar modo quelli che sono i problemi del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa.

Su questo e sulla fiscalità si lavorerà secondo Passera poichè uno degli obiettivi primari è quello di recuperare gli investimenti esteri in Italia indispensabili per sostenere la crescita del Pil andando a giocare sulla flessibilità in ambito lavorativo.

Per quel che riguarda il contratto unico, di cui tanto si è parlato, ci dovrebbe essere l’introduzione del CUI, contratto unico di ingresso, che si comporrà di due fasi: una di ingresso, appunto, che potrà durare fino a tre anni e una di stabilità nella quale il lavoratore godrà di tutte le garanzie offerte oggi ai lavoratori assunti a tempo indeterminato.

Di certo, comunque, al momento ci sono tre proposte per riformare lo stagnante mercato del lavoro che vedrà la riforma in atto come una mossa volta sia a rendere maggiormente flessibile tale mercato sia a tutelare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, come dichiarato anche dal premier Monti.

Le richieste dei precari

Da qualche tempo è sorto un comitato chiamato Il nostro tempo è adesso che raccolgie una decina di richieste portate avanti dai precari per avere quelle che sono a detta loro le tutele minime per questa categoria svantaggiata di lavoratori.

Tra le richieste portate avanti ci sono un contratto stabile, l'ampliamento degli ammortizzatori sociali e un reddito minimo di inserimento con l'apertura di un dibattito pubblico che ponga al centro le esperienze e i desideri dei precari senza tralasciare le esigenze delle parti sociali e delle istituzioni.

Leggi qui il nostro approfondimento sulle modifiche all'articolo 18

Leggi qui ulteriori approfondimenti sulla riforma del lavoro

Tempo indeterminato ma con tutele graduali

La riforma del mercato del lavoro proposta da Tito Boeri e da Pietro Garibaldi si caratterizza per essere comprensiva di tutte le fasce di lavoratori, non solo i giovani, prevedendo fin dall’inizio un contratto a tempo indeterminato per il quale però, per i primi tre anni, vengono soppresse le parti dell’articolo 18 relative alla riassunzione in caso di licenziamento ingiustificato.

La situazione sarebbe dunque mitigata gradualmente poiché, col passare degli anni, il licenziamento diventerebbe eccessivamente oneroso. Sono infatti previsti rimborsi in caso di licenziamento senza giusta causa pari a sei mensilità di lavoro. Questa tipologia di contratto vedrebbe poi, al passare dei tre anni, integrati tutti i diritti dell’articolo 18.

Flexicurity

Il giuslavorista Pietro Ichino ha proposto un disegno di legge basato sul concetto di flexicurity ovvero l’accettazione di un contratto di lavoro a tempo indeterminato reso più flessibile da diverse tecniche di protezione della stabilità. Dopo un periodo di prova di sei mesi il lavoratore viene assunto ma senza la protezione dell’attuale articolo 18: nel caso di licenziamenti per motivi economici od organizzativi, però, il lavoratore incasserà un’indennità fino ad un massimo di 18 mesi di stipendio.

Contestualmente verrebbe creata una assicurazione contro la disoccupazione in grado di andare a maggiorare l’assegno dei senza lavoro con una durata di massimo tre anni partendo da una percentuale sullo stipendio precedentemente percepito del 90% decrescente negli ulteriori due anni fino ad arrivare al 70%. La condizione unica per non perdere tale diritto è che il lavoratore non si rifiuti di partecipare alle attività mirate di riqualificazione professionale e alla rioccupazione.

Il principio alla base di tale progetto è che una ricollocazione del lavoratore andrebbe a costare meno alle imprese.

Apprendistato

L’apprendistato viene visto come il modo più veloce e migliore per risolvere almeno in parte i problemi della disoccupazione giovanile. Per renderlo maggiormente fruibile da parte di tutti i giovani c’è l’accordo tra i sindacati e Confindustria anche perché affronta in modo molto semplice il problema relativo all’articolo 18 prevedendo un periodo di sospensione nei primi tre anni di formazione.

Si rivolge ai giovani tra i 16 e i 29 anni e obbliga i datori di lavoro ad organizzare e portare avanti una effettiva opera di formazione professionale sia tramite il trasferimento di competenze tecnico – scientifiche sia attraverso l’affiancamento pratico per l’apprendimento da parte del giovane delle modalità operative.
Bisognerebbe solo fortificare i vantaggi a livello fiscale e contributivo da ambo i lati, quello dei giovani apprendisti e quello dei datori di lavoro.

I numeri delle assunzioni

Andando a toccare l'articolo 18, sempre che non si proceda con una abolizione totale di questo, molte aziende, se dovesse essere innalzato il livello minimo di garanzie per il numero di lavoratori, resterebbero scoperte: cosa che accade comunque già adesso. Infatti già ora che la soglia minima di lavoratori per l'utilizzo dell'art.18 è di 15 dipendenti si ha uno scoperto della maggior parte delle aziende italiane, tutte al di sotto di questi numeri.



pubblicato il: 14/03/2012 - 10:33

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Riforma del lavoro: no agli stage post università e giro di vite sui licenziamenti    permalink
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Il ministro Fornero ha spiegato quali sono le possibili modifiche che potrebbero essere attuate per quanto riguarda la riforma del lavoro. In particolare, proprio in questi giorni in cui si discute tra il governo e i sindacati, si discute della riforma dell'articolo 18, soprattutto per quanto riguarda la parte relativa al reintegro, che potrebbe rimanere solo in caso di licenziamenti discriminatori. Altri saranno i provvedimenti presi nel caso di altre tipologie di licenziamento. Ad esempio in caso di licenziamenti per motivi economici sarebbe previsto un indennizzo, mentre per i licenziamenti disciplinari si dovrebbe avere la decisione del giudice.

A cura di Gianluca Rini

Fondamentalmente le parti sulle quali si ci è soffermati prima della chiusura delle trattative con le parti sociali sono state anche quelle che maggiormente hanno infiammato gli animi ovvero le cause di licenziamento. Vediamo brevemente come tutto questo era interpretato da governo e parti sociali: per quel che riguarda i licenziamenti discriminatori nulla è cambiato poichè il governo e le parti erano d'accordo fin da subito con il lasciare immutata la realtà attuale con la quale il lavoratore licenziato per tali motivi ha diritto al reintegro o ad indennizzo, non c'è stato pieno accordo invece sul licenziamento per giustificato motivo.

Comunque si procederà con analisi del giudice in questi casi che in ipotesi di ingiustificato licenziamento provvederà a far pagare un indennizzo che andrà tra le 15 e le 27 mensilità precedentmente percepite. La vera differenza rispetto alla situazione attuale la si può trovare nel licenziamento per ragioni economiche: infatti in tali casi, ove vi sia quindi necessità di riduzione di personale come nel caso di introduzione di macchinari che necessitano di meno controllo umano, si procederà con un indennizzo che va sempre da 15 a 27 mesi e salterà quindi la necessità di reintegro sul posto di lavoro.

Inoltre il giro di vite essenziale e drastico ci sarà sul tema degli stage che non potranno più essere portati avanti dopo la conclusione degli studi universitari, fenomeno troppo conosciuto poichè i lavoratori con tale metodo venivano letteralmente sfruttati lavorando gratis.

Il documento sui contratti – Il ministro Fornero ha inviato alle parti interessati un documento di cinque pagine che porta come titolo "Linee di intervento sulla disciplina delle tipologie contrattuali". In questo documento sono contenute tutte le novità che dovrebbero essere apportate con la riforma del lavoro. L'obiettivo dichiarato è quello di "rendere più dinamico il mercato del lavoro (…) contrastando al contempo il fenomeno della precarizzazione".

L'assunzione di apprendisti – Le aziende potranno assumere apprendisti ed avranno delle agevolazioni sui contributi esclusivamente se potranno dimostrare di aver assunto a tempo indeterminato almeno una parte degli apprendisti assunti precedentemente. In pratica questo servirà a "condizionare la facoltà di assumere tramite apprendisti al fatto che il datore di lavoro possa dar conto di una certa percentuale di conferme in servizio nel passato recente".

Premio di stabilizzazione – Un'altra delle possibili novità riguarda i contratti a termine. Se il dipendente viene assunto a tempo indeterminato, l'azienda avrà un premio di stabilizzazione recuperato sui contratti a termine, con una maggiorazione contributiva. Verrà introdotto inoltre "l'aumento dell'intervallo temporale" tra i contratti, in modo da "limitare il fenomeno della successione abusiva di contratti a termine".

Associazioni in partecipazione – Questa forma di lavoro potrà essere sfruttata dalle attività che sono composte da un numero limitato di persone, fino ad un massimo di cinque. Devono comunque essere escluse le associazioni che operano nel settore familiare.

Partita Iva – L'obiettivo della Fornero è quello di contrastare l'abuso delle partite Iva, grazie all'introduzione di "norme rivolte a far presumere, salvo prova contraria, il carattere coordinato e continuativo della collaborazione tutte le volte che duri complessivamente più di sei mesi nell'arco di un anno".

Lavori part time – Sarà obbligatoria una "comunicazione amministrativa" in caso di un cambiamento di orario, mentre per i voucher è prevista una restrizione del campo di operatività.

Contratti a progetto – Tra le proposte introdotte nel documento del ministro Fornero si parla di un aumento dell'aliquota contributiva per favorire ancora di più "l'avvicinamento alle aliquote previste per il lavoro dipendente". Inoltre è prevista anche la possibilità di abolire le clausole relative al recesso del committente prima che scadano i termini previsti.

Indennità di mobilità – Dovrebbe rimanere, alla luce delle ultime informazioni al riguardo, l'indennità di mobilità, successivamente alla nuova indennità di disoccupazione, la cosiddetta Aspi. In questo modo i lavoratori sarebbero aiutati anche in seguito e potrebbero essere accompagnati maggiormente con sicurezza alla pensione.


Arrivano il fondo esodi e i contributi per i licenziamenti

Si discute parecchio negli ultimi giorni della possibile riforma del lavoro, che culmina in particolare in un processo di revisione dell'articolo 18, del quale si parla tanto. La discussione sull'articolo 18 vede diverse contrapposizioni, anche se si è raggiunto un certo punto di incontro sugli armonizzatori sociali e sulla flessibilità. Come ha riferito Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, l’idea è quella di far restare in vigore l’articolo 18 solo per i licenziamenti discriminatori, come i motivi di razza, di religione, di maternità, di convinzioni politiche.

In un documento inviato ultimamente e privatamente ai vertici delle parti sociali ed imprenditoriali da parte del ministro Fornero che dovrebbe spingere all'ultimazione della riforma del lavoro mediante raggiungimento di accordo tra le parti precedentemente indicate spuntano il fondo per incentivare l'esodo dei lavoratori anziani e il contributo di licenziamento.

Potrebbero arrivare, dunque, i primi risultati per quanto riguarda il discorso sulla riforma del lavoro grazie agli incontri che si stanno tenendo tra le parti sociali ed il governo in questi giorni. Tra queste novità innanzitutto pare si siano trovati i fondi per gli ammortizzatori sociali, di cui dopo, che verranno presi dai risparmi che giungeranno dalla riforma pensioni. Altra importante novità sono le assicurazioni sociali, di cui dopo.

Giro di vite anche sulle partite iva fittizie e sulle false contrattualizzazioni lavorative che sono formule usate prevalentemente nel settore dei servizi e costituiscono una entrata sbagliata poichè non assicura le dovute tutele ai lavoratori. Inoltre una importante novità riguarderà l'art.18 in merito alla possibilità di sfruttare una modalità tedesca di reintegro nel posto di lavoro: si avrà diritto solo al reintegro o indennizzo per 18 mensilità ma non più entrambi.

Novità ci saranno, comunque, per quanto riguarda la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia sia per gli uomini che per le donne e anche per quanto riguarda la pratica delle dimissioni in bianco. Questo è quanto annunciato ultimamente dal ministro Fornero la quale ha detto che in un paio di settimane si riuscirà a trovare il veicolo normativo in grado di poter annullare questa pratica indegna.

Ha inoltre annunciato che a brevissimo ci sarà un tavolo per gli accordi con sindacati e lavoratori che dovrebbe finalmente andare a chiudere la questione lavoro e ha anche detto che non ci saranno ulteriori tagli alla spesa assistenziale poichè ancora adesso si stanno scontando i tagli effettuati in passato.

Di seguito ulteriori approfondimenti volti a chiarire tutti i punti della riforma.

Fondo esodo

Viene prevista la possibilità per le aziende di favorire i prepensionamenti con proposte di accordi con i sindacati. Potranno in tal modo accedere a questo fondo i lavoratori che raggiungano i requisiti di pensionamento nei successivi 4 anni dalla proposta. In tal caso le aziende dovranno versare all'Inps mensilmente la provvista per la prestazione e per la contribuzione figurativa oltre che avere una fideiussione bancaria.

Le domande verranno presentate sempre all'Inps che verificherà la sussistenza dei requisiti e le corresponsione economica sarà pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti. Il primo periodo inoltre, fino al 2015, potrà essere coperto per i lavoratori messi in mobilità proprio dalla stessa indennità di mobilità.

Contributo di licenziamento

Questo contributo che servirà a rendere più facili i licenziamenti, dovrà essere versato all'Inps, solo per i rapporti a tempo indeterminato, e sarà pari a mezza mensilità di indennità per ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi 3 anni.

Si applicherà anche agli apprendisti e sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità.

I contratti

Grandi passi verranno poi fatti in merito ai contratti di lavoro: si punterà tanto sull'apprendistato, le cui novità saranno spiegate meglio nella sezione dedicata, e sulla semplificazione della parte burocratica legata alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro.

Per cercare di organizzare meglio la giungla nella quale ci si muove, pur non arrivando a semplificazioni estreme come vuole Confindustria, si procederà con una maggiorazione dell'aliquota per quanto riguarda i contratti a termine in modo da svataggiare le aziende a sfruttare tale tipologia contrattualistica (l'aliquota sarà dell'1,4%).

Così facendo si sfrutteranno maggiormente i contratti di apprendistato che costeranno meno alle aziende in quanto hanno dei contributi da pagare nulli o comunque bassissimi. Durante l'apprendistato il lavoratore non potrà essere licenziato se non per giustificato motivo e dovrà avere una formazione certificata.

Al termine dell'apprendistato l'azienda potrà decidere se stabilizzare il lavoratore con un contratto a tempo indeterminato o se terminare il rapporto di lavoro. Per fare tutto questo ci sarà però bisogno dell'adeguamento delle leggi regionali nel minor tempo possibile.

Le assicurazioni sociali

Si chiamerà assicurazione sociale per l'impiego (Aspi) il nuovo ammortizzatore sociale che il Governo introdurrà per garantire un'integrazione al reddito per tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e per i dipendenti con contratto a termine del settore pubblico. Questa mossa manda in pensione le indennità di mobilità, gli incentivi di mobilità, la disoccupazione per apprendisti, e tutte le altre forme di indennità introdotte con il lungo regime delle deroghe.

A partire dal 2013 sparirà la mobilità per i lavoratori al di sotto i 39 anni che ad oggi era di 12 mesi per lasciare spazio al nuovo ammortizzatore che sarà di 8 mesi per arrivare gradualmente a 12 entro il 2016. I lavoratori fino a 49 anni che adesso godono di mobilità fino a 24 mesi arriveranno anche loro ai 12 mesi di Aspi entro il 2016 e la stessa cosa sarà per i lavoratori entro i 54 mentre per quelli over 55 anni nel 2016 ci si fermerà a 18 mesi e il passaggio sarà ancor più graduale con l'avanzare dell'età.

Questo sistema si andrà ad affiancare alla cassa integrazione che non dovrebbe essere toccata mentre verrà ridotta la cassa integrazione straordinaria alla quale le imprese accedono per affrontare ristrutturazioni o riconversioni. I requisiti di ammissibilità all'Aspi saranno particolarmente flessibili: si parla di due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio e vedrà un assegno massimo di 1.119 euro che subirà un abbattimento del 15% ogni sei mesi.

Articolo 18: la situazione in Italia

Il premier Monti, in visita al presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che entro la fine di marzo la riforma sarà operativa e tenderà a ridurre l'eccessiva frammentazione del mercato del lavoro per limare le differenze tra coloro che sono eccessivamente protetti dalle norme e i giovani che invece hanno difficoltà ad inserirsi nel mercato.

Intanto la Fornero procede con gli incontri che si protrarranno nei prossimi giorni per cercare un punto di accordo valido per smussare gli angoli della spigolosa questione sui licenziamenti che i sindacati non vogliono venga toccata affermando che la riforma dei licenziamenti non porterà da nessuna parte, nonostante sia di dominio pubblico la convinzione che così non è poichè per far ripartire il mercato del lavoro c'è bisogno di maggiore leggerezza e minore burocraticità per le aziende che, dato il periodo di profonda crisi, troppo legate hanno le mani.

Mentre attendono un nuovo incontro con il governo, i sindacati attaccano nuovamente sia sull'art.18, che come sempre, a parer loro non sarà un intervento risolutore in ambito di creazione posti di lavoro ma, soprattutto, parlano di come gli ammortizzatori per il mercato del lavoro e per il settore pensionistico debbano essere strutturati andando a colpire i patrimoni più ingenti.

Da parte della Fornero, ultimamente, c'è stato uno stop sulle mosse relative all'apmliamento della platea di "salvati" prima della riforma che permetteva a coloro che avevano raggiunto i 42 anni e un mese di anzianità lavorativa pur essendo under 62 concedendo solo una proroga a coloro che non sono riusciti ad andare in pensione entro il 31 dicembre scorso ma che hanno terminato l'attività lavorativa entro tale data.

A cura di Gianluca Rini

Per gli altri casi invece si potrebbe prevedere l’attribuzione di un’indennità economica in base all’anzianità del lavoratore licenziato.

Non si sa se ancora il governo si spingerà verso questa decisione, ma, dal canto loro, i sindacati vorrebbero introdurre i licenziamenti nell’ambito della legge 223 del 1991.

Inoltre, se il tutto dovesse risolversi tramite un accordo con il sindacato, è previsto il pagamento dell’indennità di mobilità che rinunci di rivolgersi al giudice per essere reinserito nel suo posto di lavoro. In caso di intervento del giudice l’azienda potrebbe pagare una sanzione economica.

Sull’articolo 18, come si può leggere sul Corriere della Sera: “In tema di rimedi però l’applicazione rimane ristretta: infatti in Italia il giudice può solo decidere per la conferma del licenziamento oppure per il reintegro del lavoratore. In quest’ultimo caso solo lo stesso lavoratore può decidere di rinunciarvi a favore di un pagamento in denaro. E se il dipendente opta per il risarcimento, il datore di lavoro non può sottrarsi al pagamento nemmeno dichiarandosi disponibile alla reintegrazione.

Il giudice quindi nel nostro Paese non può condannare il datore di lavoro al pagamento di una sanzione. Un fatto che spesso invece viene messo in atto negli altri Paesi europei.

Deve essere anche considerato che spesso i processi di questo genere vanno avanti anche per otto o dieci anni, lasciando nell’incertezza sia i lavoratori che le aziende e ponendo dei forti limiti allo sviluppo del mercato del lavoro.


L'articolo 18 e i numeri delle assunzioni

Sempre al lavoro sulle proposte per mettere d'accordo sindacati e lavoratori i ministri del governo Monti continuano a riflettere sulle possibili mosse da attuare. La riforma dovrebbe essere varata entro fine marzo come annunciato preventivamente da Mario Monti e dalla Fornero stessa la quale ha inoltre dichiarato che, nonostante sia contraria a forme di obbligo nella legislazione lavorativa, si prevede anche un obbligo per il periodo di paternità che andrebbe ad eliminare un gap tutto italiano rispetto agli altri paesi.

Già ad agosto la Bce aveva chiesto all'Italia di superare le problematiche relative ai posti di lavoro ed in particolar modo quelli che sono i problemi del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa.

Su questo e sulla fiscalità si lavorerà secondo Passera poichè uno degli obiettivi primari è quello di recuperare gli investimenti esteri in Italia indispensabili per sostenere la crescita del Pil andando a giocare sulla flessibilità in ambito lavorativo.

Per quel che riguarda il contratto unico, di cui tanto si è parlato, ci dovrebbe essere l’introduzione del CUI, contratto unico di ingresso, che si comporrà di due fasi: una di ingresso, appunto, che potrà durare fino a tre anni e una di stabilità nella quale il lavoratore godrà di tutte le garanzie offerte oggi ai lavoratori assunti a tempo indeterminato.

Di certo, comunque, al momento ci sono tre proposte per riformare lo stagnante mercato del lavoro che vedrà la riforma in atto come una mossa volta sia a rendere maggiormente flessibile tale mercato sia a tutelare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, come dichiarato anche dal premier Monti.

Le richieste dei precari

Da qualche tempo è sorto un comitato chiamato Il nostro tempo è adesso che raccolgie una decina di richieste portate avanti dai precari per avere quelle che sono a detta loro le tutele minime per questa categoria svantaggiata di lavoratori.

Tra le richieste portate avanti ci sono un contratto stabile, l'ampliamento degli ammortizzatori sociali e un reddito minimo di inserimento con l'apertura di un dibattito pubblico che ponga al centro le esperienze e i desideri dei precari senza tralasciare le esigenze delle parti sociali e delle istituzioni.

Leggi qui il nostro approfondimento sulle modifiche all'articolo 18

Leggi qui ulteriori approfondimenti sulla riforma del lavoro

Tempo indeterminato ma con tutele graduali

La riforma del mercato del lavoro proposta da Tito Boeri e da Pietro Garibaldi si caratterizza per essere comprensiva di tutte le fasce di lavoratori, non solo i giovani, prevedendo fin dall’inizio un contratto a tempo indeterminato per il quale però, per i primi tre anni, vengono soppresse le parti dell’articolo 18 relative alla riassunzione in caso di licenziamento ingiustificato.

La situazione sarebbe dunque mitigata gradualmente poiché, col passare degli anni, il licenziamento diventerebbe eccessivamente oneroso. Sono infatti previsti rimborsi in caso di licenziamento senza giusta causa pari a sei mensilità di lavoro. Questa tipologia di contratto vedrebbe poi, al passare dei tre anni, integrati tutti i diritti dell’articolo 18.

Flexicurity

Il giuslavorista Pietro Ichino ha proposto un disegno di legge basato sul concetto di flexicurity ovvero l’accettazione di un contratto di lavoro a tempo indeterminato reso più flessibile da diverse tecniche di protezione della stabilità. Dopo un periodo di prova di sei mesi il lavoratore viene assunto ma senza la protezione dell’attuale articolo 18: nel caso di licenziamenti per motivi economici od organizzativi, però, il lavoratore incasserà un’indennità fino ad un massimo di 18 mesi di stipendio.

Contestualmente verrebbe creata una assicurazione contro la disoccupazione in grado di andare a maggiorare l’assegno dei senza lavoro con una durata di massimo tre anni partendo da una percentuale sullo stipendio precedentemente percepito del 90% decrescente negli ulteriori due anni fino ad arrivare al 70%. La condizione unica per non perdere tale diritto è che il lavoratore non si rifiuti di partecipare alle attività mirate di riqualificazione professionale e alla rioccupazione.

Il principio alla base di tale progetto è che una ricollocazione del lavoratore andrebbe a costare meno alle imprese.

Apprendistato

L’apprendistato viene visto come il modo più veloce e migliore per risolvere almeno in parte i problemi della disoccupazione giovanile. Per renderlo maggiormente fruibile da parte di tutti i giovani c’è l’accordo tra i sindacati e Confindustria anche perché affronta in modo molto semplice il problema relativo all’articolo 18 prevedendo un periodo di sospensione nei primi tre anni di formazione.

Si rivolge ai giovani tra i 16 e i 29 anni e obbliga i datori di lavoro ad organizzare e portare avanti una effettiva opera di formazione professionale sia tramite il trasferimento di competenze tecnico – scientifiche sia attraverso l’affiancamento pratico per l’apprendimento da parte del giovane delle modalità operative.
Bisognerebbe solo fortificare i vantaggi a livello fiscale e contributivo da ambo i lati, quello dei giovani apprendisti e quello dei datori di lavoro.

I numeri delle assunzioni

Andando a toccare l'articolo 18, sempre che non si proceda con una abolizione totale di questo, molte aziende, se dovesse essere innalzato il livello minimo di garanzie per il numero di lavoratori, resterebbero scoperte: cosa che accade comunque già adesso. Infatti già ora che la soglia minima di lavoratori per l'utilizzo dell'art.18 è di 15 dipendenti si ha uno scoperto della maggior parte delle aziende italiane, tutte al di sotto di questi numeri.



pubblicato il: 22/03/2012 - 10:08

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Riforma del lavoro: riduzione dei contratti e introduzione dell’assicurazione sociale    permalink
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Si discute parecchio negli ultimi giorni della possibile riforma del lavoro, che culmina in particolare in un processo di revisione dell'articolo 18, del quale si parla tanto. La discussione sull'articolo 18 vede diverse contrapposizioni, anche se si è raggiunto un certo punto di incontro sugli armonizzatori sociali e sulla flessibilità. Come ha riferito Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, l’idea è quella di far restare in vigore l’articolo 18 solo per i licenziamenti discriminatori, come i motivi di razza, di religione, di maternità, di convinzioni politiche.

Potrebbero arrivare i primi risultati per quanto riguarda il discorso sulla riforma del lavoro grazie agli incontri che si stanno tenendo tra le parti sociali ed il governo in questi giorni. Tra queste novità innanzitutto pare si siano trovati i fondi per gli ammortizzatori sociali, di cui dopo, che verranno presi dai risparmi che giungeranno dalla riforma pensioni. Altra importante novità sono le assicurazioni sociali, di cui dopo.

Giro di vite anche sulle partite iva fittizie e sulle false contrattualizzazioni lavorative che sono formule usate prevalentemente nel settore dei servizi e costituiscono una entrata sbagliata poichè non assicura le dovute tutele ai lavoratori. Inoltre una importante novità riguarderà l'art.18 in merito alla possibilità di sfruttare una modalità tedesca di reintegro nel posto di lavoro: si avrà diritto solo al reintegro o indennizzo per 18 mensilità ma non più entrambi.

Novità ci saranno, comunque, per quanto riguarda la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia sia per gli uomini che per le donne e anche per quanto riguarda la pratica delle dimissioni in bianco. Questo è quanto annunciato ultimamente dal ministro Fornero la quale ha detto che in un paio di settimane si riuscirà a trovare il veicolo normativo in grado di poter annullare questa pratica indegna.

Ha inoltre annunciato che a brevissimo ci sarà un tavolo per gli accordi con sindacati e lavoratori che dovrebbe finalmente andare a chiudere la questione lavoro e ha anche detto che non ci saranno ulteriori tagli alla spesa assistenziale poichè ancora adesso si stanno scontando i tagli effettuati in passato.

Di seguito ulteriori approfondimenti volti a chiarire tutti i punti della riforma.

I contratti

Grandi passi verranno poi fatti in merito ai contratti di lavoro: si punterà tanto sull'apprendistato, le cui novità saranno spiegate meglio nella sezione dedicata, e sulla semplificazione della parte burocratica legata alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro.

Per cercare di organizzare meglio la giungla nella quale ci si muove, pur non arrivando a semplificazioni estreme come vuole Confindustria, si procederà con una maggiorazione dell'aliquota per quanto riguarda i contratti a termine in modo da svataggiare le aziende a sfruttare tale tipologia contrattualistica (l'aliquota sarà dell'1,4%).

Così facendo si sfrutteranno maggiormente i contratti di apprendistato che costeranno meno alle aziende in quanto hanno dei contributi da pagare nulli o comunque bassissimi. Durante l'apprendistato il lavoratore non potrà essere licenziato se non per giustificato motivo e dovrà avere una formazione certificata.

Al termine dell'apprendistato l'azienda potrà decidere se stabilizzare il lavoratore con un contratto a tempo indeterminato o se terminare il rapporto di lavoro. Per fare tutto questo ci sarà però bisogno dell'adeguamento delle leggi regionali nel minor tempo possibile.

Le assicurazioni sociali

Si chiamerà assicurazione sociale per l'impiego (Aspi) il nuovo ammortizzatore sociale che il Governo introdurrà per garantire un'integrazione al reddito per tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e per i dipendenti con contratto a termine del settore pubblico. Questa mossa manda in pensione le indennità di mobilità, gli incentivi di mobilità, la disoccupazione per apprendisti, e tutte le altre forme di indennità introdotte con il lungo regime delle deroghe.

A partire dal 2013 sparirà la mobilità per i lavoratori al di sotto i 39 anni che ad oggi era di 12 mesi per lasciare spazio al nuovo ammortizzatore che sarà di 8 mesi per arrivare gradualmente a 12 entro il 2016. I lavoratori fino a 49 anni che adesso godono di mobilità fino a 24 mesi arriveranno anche loro ai 12 mesi di Aspi entro il 2016 e la stessa cosa sarà per i lavoratori entro i 54 mentre per quelli over 55 anni nel 2016 ci si fermerà a 18 mesi e il passaggio sarà ancor più graduale con l'avanzare dell'età.

Questo sistema si andrà ad affiancare alla cassa integrazione che non dovrebbe essere toccata mentre verrà ridotta la cassa integrazione straordinaria alla quale le imprese accedono per affrontare ristrutturazioni o riconversioni. I requisiti di ammissibilità all'Aspi saranno particolarmente flessibili: si parla di due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio e vedrà un assegno massimo di 1.119 euro che subirà un abbattimento del 15% ogni sei mesi.

Articolo 18: la situazione in Italia

Il premier Monti, in visita al presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che entro la fine di marzo la riforma sarà operativa e tenderà a ridurre l'eccessiva frammentazione del mercato del lavoro per limare le differenze tra coloro che sono eccessivamente protetti dalle norme e i giovani che invece hanno difficoltà ad inserirsi nel mercato.

Intanto la Fornero procede con gli incontri che si protrarranno nei prossimi giorni per cercare un punto di accordo valido per smussare gli angoli della spigolosa questione sui licenziamenti che i sindacati non vogliono venga toccata affermando che la riforma dei licenziamenti non porterà da nessuna parte, nonostante sia di dominio pubblico la convinzione che così non è poichè per far ripartire il mercato del lavoro c'è bisogno di maggiore leggerezza e minore burocraticità per le aziende che, dato il periodo di profonda crisi, troppo legate hanno le mani.

Mentre attendono un nuovo incontro con il governo, i sindacati attaccano nuovamente sia sull'art.18, che come sempre, a parer loro non sarà un intervento risolutore in ambito di creazione posti di lavoro ma, soprattutto, parlano di come gli ammortizzatori per il mercato del lavoro e per il settore pensionistico debbano essere strutturati andando a colpire i patrimoni più ingenti.

Da parte della Fornero, ultimamente, c'è stato uno stop sulle mosse relative all'apmliamento della platea di "salvati" prima della riforma che permetteva a coloro che avevano raggiunto i 42 anni e un mese di anzianità lavorativa pur essendo under 62 concedendo solo una proroga a coloro che non sono riusciti ad andare in pensione entro il 31 dicembre scorso ma che hanno terminato l'attività lavorativa entro tale data.

A cura di Gianluca Rini

Per gli altri casi invece si potrebbe prevedere l’attribuzione di un’indennità economica in base all’anzianità del lavoratore licenziato.

Non si sa se ancora il governo si spingerà verso questa decisione, ma, dal canto loro, i sindacati vorrebbero introdurre i licenziamenti nell’ambito della legge 223 del 1991.

Inoltre, se il tutto dovesse risolversi tramite un accordo con il sindacato, è previsto il pagamento dell’indennità di mobilità che rinunci di rivolgersi al giudice per essere reinserito nel suo posto di lavoro. In caso di intervento del giudice l’azienda potrebbe pagare una sanzione economica.

Sull’articolo 18, come si può leggere sul Corriere della Sera: “In tema di rimedi però l’applicazione rimane ristretta: infatti in Italia il giudice può solo decidere per la conferma del licenziamento oppure per il reintegro del lavoratore. In quest’ultimo caso solo lo stesso lavoratore può decidere di rinunciarvi a favore di un pagamento in denaro. E se il dipendente opta per il risarcimento, il datore di lavoro non può sottrarsi al pagamento nemmeno dichiarandosi disponibile alla reintegrazione.

Il giudice quindi nel nostro Paese non può condannare il datore di lavoro al pagamento di una sanzione. Un fatto che spesso invece viene messo in atto negli altri Paesi europei.

Deve essere anche considerato che spesso i processi di questo genere vanno avanti anche per otto o dieci anni, lasciando nell’incertezza sia i lavoratori che le aziende e ponendo dei forti limiti allo sviluppo del mercato del lavoro.


L'articolo 18 e i numeri delle assunzioni

Sempre al lavoro sulle proposte per mettere d'accordo sindacati e lavoratori i ministri del governo Monti continuano a riflettere sulle possibili mosse da attuare. La riforma dovrebbe essere varata entro fine marzo come annunciato preventivamente da Mario Monti e dalla Fornero stessa la quale ha inoltre dichiarato che, nonostante sia contraria a forme di obbligo nella legislazione lavorativa, si prevede anche un obbligo per il periodo di paternità che andrebbe ad eliminare un gap tutto italiano rispetto agli altri paesi.

Già ad agosto la Bce aveva chiesto all'Italia di superare le problematiche relative ai posti di lavoro ed in particolar modo quelli che sono i problemi del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa.

Su questo e sulla fiscalità si lavorerà secondo Passera poichè uno degli obiettivi primari è quello di recuperare gli investimenti esteri in Italia indispensabili per sostenere la crescita del Pil andando a giocare sulla flessibilità in ambito lavorativo.

Per quel che riguarda il contratto unico, di cui tanto si è parlato, ci dovrebbe essere l’introduzione del CUI, contratto unico di ingresso, che si comporrà di due fasi: una di ingresso, appunto, che potrà durare fino a tre anni e una di stabilità nella quale il lavoratore godrà di tutte le garanzie offerte oggi ai lavoratori assunti a tempo indeterminato.

Di certo, comunque, al momento ci sono tre proposte per riformare lo stagnante mercato del lavoro che vedrà la riforma in atto come una mossa volta sia a rendere maggiormente flessibile tale mercato sia a tutelare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, come dichiarato anche dal premier Monti.

Le richieste dei precari

Da qualche tempo è sorto un comitato chiamato Il nostro tempo è adesso che raccolgie una decina di richieste portate avanti dai precari per avere quelle che sono a detta loro le tutele minime per questa categoria svantaggiata di lavoratori.

Tra le richieste portate avanti ci sono un contratto stabile, l'ampliamento degli ammortizzatori sociali e un reddito minimo di inserimento con l'apertura di un dibattito pubblico che ponga al centro le esperienze e i desideri dei precari senza tralasciare le esigenze delle parti sociali e delle istituzioni.

Leggi qui il nostro approfondimento sulle modifiche all'articolo 18

Leggi qui ulteriori approfondimenti sulla riforma del lavoro

Tempo indeterminato ma con tutele graduali

La riforma del mercato del lavoro proposta da Tito Boeri e da Pietro Garibaldi si caratterizza per essere comprensiva di tutte le fasce di lavoratori, non solo i giovani, prevedendo fin dall’inizio un contratto a tempo indeterminato per il quale però, per i primi tre anni, vengono soppresse le parti dell’articolo 18 relative alla riassunzione in caso di licenziamento ingiustificato.

La situazione sarebbe dunque mitigata gradualmente poiché, col passare degli anni, il licenziamento diventerebbe eccessivamente oneroso. Sono infatti previsti rimborsi in caso di licenziamento senza giusta causa pari a sei mensilità di lavoro. Questa tipologia di contratto vedrebbe poi, al passare dei tre anni, integrati tutti i diritti dell’articolo 18.

Flexicurity

Il giuslavorista Pietro Ichino ha proposto un disegno di legge basato sul concetto di flexicurity ovvero l’accettazione di un contratto di lavoro a tempo indeterminato reso più flessibile da diverse tecniche di protezione della stabilità. Dopo un periodo di prova di sei mesi il lavoratore viene assunto ma senza la protezione dell’attuale articolo 18: nel caso di licenziamenti per motivi economici od organizzativi, però, il lavoratore incasserà un’indennità fino ad un massimo di 18 mesi di stipendio.

Contestualmente verrebbe creata una assicurazione contro la disoccupazione in grado di andare a maggiorare l’assegno dei senza lavoro con una durata di massimo tre anni partendo da una percentuale sullo stipendio precedentemente percepito del 90% decrescente negli ulteriori due anni fino ad arrivare al 70%. La condizione unica per non perdere tale diritto è che il lavoratore non si rifiuti di partecipare alle attività mirate di riqualificazione professionale e alla rioccupazione.

Il principio alla base di tale progetto è che una ricollocazione del lavoratore andrebbe a costare meno alle imprese.

Apprendistato

L’apprendistato viene visto come il modo più veloce e migliore per risolvere almeno in parte i problemi della disoccupazione giovanile. Per renderlo maggiormente fruibile da parte di tutti i giovani c’è l’accordo tra i sindacati e Confindustria anche perché affronta in modo molto semplice il problema relativo all’articolo 18 prevedendo un periodo di sospensione nei primi tre anni di formazione.

Si rivolge ai giovani tra i 16 e i 29 anni e obbliga i datori di lavoro ad organizzare e portare avanti una effettiva opera di formazione professionale sia tramite il trasferimento di competenze tecnico – scientifiche sia attraverso l’affiancamento pratico per l’apprendimento da parte del giovane delle modalità operative.
Bisognerebbe solo fortificare i vantaggi a livello fiscale e contributivo da ambo i lati, quello dei giovani apprendisti e quello dei datori di lavoro.

I numeri delle assunzioni

Andando a toccare l'articolo 18, sempre che non si proceda con una abolizione totale di questo, molte aziende, se dovesse essere innalzato il livello minimo di garanzie per il numero di lavoratori, resterebbero scoperte: cosa che accade comunque già adesso. Infatti già ora che la soglia minima di lavoratori per l'utilizzo dell'art.18 è di 15 dipendenti si ha uno scoperto della maggior parte delle aziende italiane, tutte al di sotto di questi numeri.



pubblicato il: 13/03/2012 - 10:33

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Riforma delle pensioni: i documenti dell’Inps per spiegare i vari punti    permalink
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L’Inps mette in chiaro, attraverso un vero e proprio riepilogo, tutte le novità che sono state stabilite a proposito delle pensioni in seguito alla riforma portata avanti dal governo. E i punti nuovi sono davvero molti, compresi i requisiti che si devono possedere e l’eliminazione di alcuni enti ed istituti, come Inpdap e Enpals.

A cura di Gianluca Rini

Tutte le informazioni in relazione alla questione sono state diffuse mediante un’apposita circolare e tramite dei documenti che forniscono indicazioni dettagliate a livello operativo.

Le circolari sono precisamente le numero 36, 37 e 38 dedicate rispettivamente alle nuove disposizioni per il Fondo Lavoratori Spettacolo e il Fondo Sportivi Professionisti, ai trattamenti pensionistici, di fine servizio e fine rapporto per gli iscritti alle casse gestite dall'ex Inpdap e alle fasce di retribuzione e di reddito pensionabili per le pensioni con decorrenza nell'anno 2012.

È stata anche predisposta la circolare numero 35, che riassume tutte le norme generali della riforma. Fra gli aspetti più importanti possiamo ricordare: pensione di vecchiaia, pensione anticipata, decorrenza delle prestazioni pensionistiche, trattamenti pensionistici ai lavoratori extracomunitari rimpatriati, prestazioni assistenziali.


Gli italiani sono il popolo europeo che lascerà più tardi il lavoro

Tutte le pensioni saranno liquidate con il sistema contributivo: il 31 dicembre 2011 è l’ultima scadenza pagata con il vecchio sistema retributivo, a vantaggio di chi ha superato i 40 anni di contributi poiché in tal caso il sistema che non tiene conto del tetto dei 40 anni farà aumentare l’assegno per quelli che sono gli anni successivi ignorati dal sistema retributivo.

Discutendo di pensioni fa storia come la manvora in atto renda gli italiani la popolazione che uscirà più tardi dal mondo del lavoro. Nel 2020 infatti gli italiani usciranno dal mondo del lavoro a 66 anni e 11 mesi a differenza della Germania dove l'età è di 65 anni e 9 mesi. Si evidenzia anche come l'andamento dei tassi di sostituzione tra pensione e reddito da lavoro precedente segnerà entro il 2048 una diminuzione del 15% a causa del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.

Si sottolinea comunque come la riforma destinata ad aumentare l'anzianità lavorativa debba andare di pari passo con una adeguamento dei luoghi di lavoro e dell'organizzazione dello stesso oltre che con una giusta organizzazione dell'attività lavorativa con la vita privata e familiare.

Mentre in Italia è drasticamente cambiata la legislazione in merito alle pensioni molti enti e società puntano su fondi off-shore per la previdenza come hanno fatto l’Enpam, la cassa dei medici, e l’Inpgi, quella dei giornalisti che hanno puntato su fondi lussemburghesi svariati milioni di euro.

I colossi finanziari esteri siti nelle località comunemente chiamate paradisi fiscali, per la bassa o nulla tassazione oltre che per la non tracciabilità dei movimenti bancari, fanno dunque man bassa di fondi anche in ambito previdenziale puntando a favorire la crescita dei loro fondi internazionali di investimento che speculando nelle varie tipologie di mercati offrono certamente maggiori interessi.

Il governo si è in merito posto la questione sul possibile aumento degli anni di contribuzione successivi al 31 dicembre 2011 da poter calcolare col passaggio al sistema contributivo e tutti i dubbi sono stati sciolti con la legge 214/2011 all’art. 24, comma 2.

Con l’abolizione delle finestre mobili le pensioni di vecchiaia decorreranno dal 2012 a partire dal mese successivo a quello di maturazione dei requisiti sia anagrafici che contributivi, che ricordiamo essere individuati in 20 anni di contributi per accedere alla pensione.

Molte le differenze o meglio i chiarimenti dunque rispetto a quanto previsto inizialmente dalle manovre che si volevano applicare (che potete leggere a pagina 2).


L'approvazione del testo della manovra

Finalmente è stato approvato il testo della manovra portata avanti dal governo Monti e con esso sono passati tutti i provvedimenti di cui tanto si è discusso e tanto ancora si discuterà prima della definitiva approvazione del Parlamento. Nel frattempo vediamo cosa è stato deciso e cosa è stato cambiato rispetto a quelle che erano le previsioni portate alla luce in questi giorni di attesa dal punto di vista pensionistico.



pubblicato il: 15/03/2012 - 17:07

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Riforma delle pensioni: quello che c’è da sapere in merito    permalink
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L’Inps mette in chiaro, attraverso un vero e proprio riepilogo, tutte le novità che sono state stabilite a proposito delle pensioni in seguito alla riforma portata avanti dal governo. E i punti nuovi sono davvero molti, compresi i requisiti che si devono possedere e l’eliminazione di alcuni enti ed istituti, come Inpdap e Enpals.

Praticamente quello che dovrebbe ormai essere approvato all'unanimità riguarderà o meglio si baserà su un prolungamento dell'età lavorativa come abbiamo sempre precisato fino ad ora. Molte sono state le discussioni in ordine all'uscita preventiva dei lavoratori per accordi tra privati o direttamente con le aziende. Si restringe dunque il campo sulle caratteristiche per entrare nelle fasce pensionabili di lavoratori.

Tutte le informazioni in relazione alla questione sono state diffuse mediante un’apposita circolare e tramite dei documenti che forniscono indicazioni dettagliate a livello operativo.

Le circolari sono precisamente le numero 36, 37 e 38 dedicate rispettivamente alle nuove disposizioni per il Fondo Lavoratori Spettacolo e il Fondo Sportivi Professionisti, ai trattamenti pensionistici, di fine servizio e fine rapporto per gli iscritti alle casse gestite dall'ex Inpdap e alle fasce di retribuzione e di reddito pensionabili per le pensioni con decorrenza nell'anno 2012.

È stata anche predisposta la circolare numero 35, che riassume tutte le norme generali della riforma. Fra gli aspetti più importanti possiamo ricordare: pensione di vecchiaia, pensione anticipata, decorrenza delle prestazioni pensionistiche, trattamenti pensionistici ai lavoratori extracomunitari rimpatriati, prestazioni assistenziali.


Gli italiani sono il popolo europeo che lascerà più tardi il lavoro

Tutte le pensioni saranno liquidate con il sistema contributivo: il 31 dicembre 2011 è l’ultima scadenza pagata con il vecchio sistema retributivo, a vantaggio di chi ha superato i 40 anni di contributi poiché in tal caso il sistema che non tiene conto del tetto dei 40 anni farà aumentare l’assegno per quelli che sono gli anni successivi ignorati dal sistema retributivo.

Discutendo di pensioni fa storia come la manvora in atto renda gli italiani la popolazione che uscirà più tardi dal mondo del lavoro. Nel 2020 infatti gli italiani usciranno dal mondo del lavoro a 66 anni e 11 mesi a differenza della Germania dove l'età è di 65 anni e 9 mesi. Si evidenzia anche come l'andamento dei tassi di sostituzione tra pensione e reddito da lavoro precedente segnerà entro il 2048 una diminuzione del 15% a causa del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.

Si sottolinea comunque come la riforma destinata ad aumentare l'anzianità lavorativa debba andare di pari passo con una adeguamento dei luoghi di lavoro e dell'organizzazione dello stesso oltre che con una giusta organizzazione dell'attività lavorativa con la vita privata e familiare.

Mentre in Italia è drasticamente cambiata la legislazione in merito alle pensioni molti enti e società puntano su fondi off-shore per la previdenza come hanno fatto l’Enpam, la cassa dei medici, e l’Inpgi, quella dei giornalisti che hanno puntato su fondi lussemburghesi svariati milioni di euro.

I colossi finanziari esteri siti nelle località comunemente chiamate paradisi fiscali, per la bassa o nulla tassazione oltre che per la non tracciabilità dei movimenti bancari, fanno dunque man bassa di fondi anche in ambito previdenziale puntando a favorire la crescita dei loro fondi internazionali di investimento che speculando nelle varie tipologie di mercati offrono certamente maggiori interessi.

Il governo si è in merito posto la questione sul possibile aumento degli anni di contribuzione successivi al 31 dicembre 2011 da poter calcolare col passaggio al sistema contributivo e tutti i dubbi sono stati sciolti con la legge 214/2011 all’art. 24, comma 2.

Con l’abolizione delle finestre mobili le pensioni di vecchiaia decorreranno dal 2012 a partire dal mese successivo a quello di maturazione dei requisiti sia anagrafici che contributivi, che ricordiamo essere individuati in 20 anni di contributi per accedere alla pensione.

Molte le differenze o meglio i chiarimenti dunque rispetto a quanto previsto inizialmente dalle manovre che si volevano applicare (che potete leggere a pagina 2).


L'approvazione del testo della manovra

Finalmente è stato approvato il testo della manovra portata avanti dal governo Monti e con esso sono passati tutti i provvedimenti di cui tanto si è discusso e tanto ancora si discuterà prima della definitiva approvazione del Parlamento. Nel frattempo vediamo cosa è stato deciso e cosa è stato cambiato rispetto a quelle che erano le previsioni portate alla luce in questi giorni di attesa dal punto di vista pensionistico.



pubblicato il: 16/03/2012 - 10:00

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Riforma Fornero per le donne: vietate le dimissioni in bianco    permalink
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Nella nuova riforma sul lavoro, dell'articolo 18 presentata dal Ministro Fornero, viene dichiarata pratica illegale la redazione delle tanto discusse 'dimissioni in bianco'. Una notizia importante e un obiettivo raggiunto per l'inserimento della donna nel mondo del lavoro, ma un fatto vergognoso che in Italia si stia ancora a discutere di questo e che le riforme debbano ancora 'aggiustare' delle norme che dovrebbero essere alla base della tutela dei diritti umani e del lavoro sia per le donne che per gli uomini. Le dimissioni in bianco, come sapete, sono quelle dimissioni che molti datori di lavoro facevano firmare al momento dell'assunzione (una specie di ricatto) per tutelarsi nel momento in cui queste sarebbero rimaste incinte.

pubblicato il: 21/03/2012 - 12:01

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Rimedi allergie: l’Australia propone l’uovo bio-tech    permalink
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Le allergie alimentari sono molto frequenti e anche molto pericolose per la salute: i ricercatori australiani dell'Università di Deakin a Melbourne, stanno sviluppando, come rimedio a questi problemi, delle uova bio-tech, prive delle quattro proteine allergeniche presenti nell'albume.

pubblicato il: 16/03/2012 - 18:41

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Rimedi contro la cellulite    permalink




pubblicato il: 21/03/2012 - 11:02
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Rimedi efficaci contro lo stress: la musica aiuta quanto i massaggi    permalink
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Se siete ancora convinti che i rimedi più efficaci contro lo stress siano i massaggi abbandonate questa idea e concedetevi una soluzione più economica ma ugualmente salutare…la musica! Purtroppo lo stress è uno dei mali del nostro tempo, per noi che tutti i giorni siamo impegnati in mille eventi e mille attività più o meno impegnative. Ormai le ricerche sui rimedi efficaci contro lo stress non si contano più e qualcuna ci sorprende ancora. Una di queste è sicuramente lo studio condotto di recente dai ricercatori del Group Health Research Insitute di Seattle, che hanno dimostrato che tra i rimedi efficaci contro lo stress c’è anche l’ascolto della propria musica preferita.

pubblicato il: 13/03/2012 - 15:01

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Rinascimento collezione R-jeans primavera-estate 2012    permalink


Rinascimento presenta la sua collezione R-Jeans primavera/estate 2012 che si compone di tantissimi capi in denim, tessuto moda di questa stagione, semplici, colorati o rivisitati. Scopriamo insieme la nuova collezione jeans di Rinascimento, scopriremo insieme i nuovi trend e come abbinare i jeans questa stagione.



pubblicato il: 26/03/2012 - 16:12
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pubblicato il: 13/03/2012 - 14:03
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pubblicato il: 14/03/2012 - 12:42
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pubblicato il: 15/03/2012 - 07:00
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pubblicato il: 19/03/2012 - 12:35
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pubblicato il: 18/02/2012 - 08:00
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pubblicato il: 19/03/2012 - 12:36
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pubblicato il: 20/02/2012 - 13:50
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